Chi non conosce bene la materia è portato subito a interpretare il connubio intelligenza artificiale e aziende (quindi persone) come qualcosa di minaccioso, che oscurerà l’essere umano.
Come riportato in un articolo del Sole 24 Ore, l’AI trasformerà la manodopera in “testadopera”, perché libera energie e creatività. A patto che la si studi, la si indaghi, la si comprenda.
L’intelligenza artificiale è la tecnologia del momento. Tutti parlano dei suoi progessi, dei risultati importanti per le aziende, e anche del pericolo che annulli l’essere umano.
La verità è che l’intelligenza di cui parliamo è quella che, in realtà, sta alla base di tutte le applicazioni informatiche. I computer, i dati, gli algoritmi e tutti gli oggetti che usiamo ogni giorno formano un sistema di intelligenza digitale.
Perché l’AI non prenderà il nostro posto
Bene, perché l’intelligenza artificiale ormai largamente presente soprattutto nelle aziende non ci sostituirà? Perché è un supporto al lavoro umano che ci permette di fare tutto.
Essendo una tecnologia basata sull’analisi di una mole infinita dei dati, l’AI ci permetterà di analizzarli ma solo quei dati che noi decideremo di analizzare.
Per capire questo concetto è necessario chiamare in causa la saggezza, che è propria solo dell’essere umano.
La saggezza deriva dalla conoscenza che, paragonata a tutte le operazioni che possono fare le tecnologie, resta comunque inestimabile.
Quindi l’essere umano manterrà il suo primato perché il fine della macchina tecnologica sarà dato da noi.
Quello che ci vuole è un tecno-ottimismo, che passa attraverso un uso consapevole e costruttivo delle tecnologie.
L’intelligenza artificiale non è qualcosa che subiamo passivamente, per crearla serve il contributo attivo delle persone.
È solo uno strumento
Sì, per quanto possa essere sofisticato, geniale, incredibile e performante, l’AI è solo uno strumento di calcolo. Non è qualcosa che è in grado di dare senso alle decisioni.
Noi, invece, siamo vivi e animati, abbiamo la capacità di immaginare, di emozionarci.
Le macchine possono solo elaborare ciò che noi decidiamo di fargli elaborare.
È innegabile che l’intelligenza artificiale (e le aziende lo sanno), aiutano le persone a fare meglio e a fare cose nuove. Basti pensare alle varie rivoluzioni industriali che si sono succedute nel tempo, che hanno creato settori all’epoca inesistenti (dall’agricoltura si è passati all’industria).
Oggi l’automazione del terziario, grazie all’AI, sta generando nuovi lavori.
E poi possiamo davvero fare cose nuove, anche sperimentare e sbagliarle, perché nel digitale abbiamo la fortuna che – gli errori – hanno un costo quasi nullo.
(Fonte: Il Sole 24 Ore)
Andrea Grossi,
Direttore Commerciale & Innovation Manager di Beatreex